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Essere genitori di gemelli è una condizione che presenta caratteristiche peculiari su cui possiamo riflettere insieme.
Nel caso dei gemelli omozigoti, il fatto di condividere sia lo stesso patrimonio genetico sia lo stesso ambiente di crescita è in contrasto con la comune osservazione di come i gemelli differiscano caratterialmente l’uno dall’altro. Lo stereotipo della complementarietà, però, risulta fuorviante e pericoloso. I gemelli non sono metà di un’unica mela, nè anime gemelle, ma individui caratterizzati da identità uniche e, per questo, diverse.
Nell’introdurre il concetto di identità, va da sè che al suo costruirsi concorrano una molteplicità di fattori che non possono essere ricondotti in maniera semplicistica all’identica “dotazione di partenza”.
Sebbene i genitori siano gli stessi, è esperienza comune quanto ogni genitore sia diverso in relazione a ogni figlio. Anche nel caso dei gemelli omozigoti, i bambini non sono identici, fin dalla nascita. Su di loro si nutrono una serie di aspettative che hanno iniziato ad originarsi fin dal concepimento e contribuiranno alla costruzione dell’identità e del ruolo di ciascuno dei bambini.
La gravidanza di gemelli si connota per caratteristiche specifiche: un rischio maggiore, il faticoso percorso che, spesso, ha portato alla gravidanza, intense preoccupazioni legate al primo accudimento e alla crescita dei figli, la frequente brusca separazione madre-bambino a causa della prematurità.
Durante la gravidanza si creano aspettative per quanto concerne il temperamento dei gemelli, che potranno diventare vere e proprie etichette che influenzeranno la costruzione dell’identità di ciascuno: ci sarà il gemello che tende a prevaricare sull’altro, quello più agitato e quello più calmo. Queste aspettative potranno ostacolare una vera comprensione da parte dei genitori della individualità dei loro bambini e potranno essere vissute come una pressione che non diventa mai esplicita ma aleggia sempre e risuona dentro ciascuno dei gemelli.
Inoltre, durante il primo accudimento i gemelli dovranno fare i conti con la costante presenza di un altro che, con i propri bisogni fisiologici ed emotivi, interrompe la diade madre-bambino. Ogni gemello compete con l’altro per l’amore della madre. Farà da subito esperienza della frustrazione causata dall’altro, ma anche del fatto di essere ostacolo, a sua volta, per il gemello.
La costruzione dell’identità sarà influenzata dalla qualità dell’attaccamento di ciascun gemello con la madre e dell’attaccamento reciproco fra i gemelli.
La madre farà esperienza del suo rapporto con ciascuno dei gemelli, ma anche del suo rapporto con la rappresentazione unitaria dei gemelli, così come i gemelli faranno esperienza di loro come un noi, sia intimamente sia per la madre. L’esperienza della madre di loro come diade, in un momento in cui la loro individualità è ancora in costruzione, avrà un peso importante nella crescita psicologica dei gemelli.
Il gemello non farà esperienza di essere lui solo al centro del mondo della madre. La madre, a sua volta, dovrà tollerare la frustrazione che deriva dal vissuto di non potersi dedicare totalmente nè all’ uno nè all’altro, senza sentirsi in colpa per questo, e sforzarsi di bilanciare la sintonizzazione emotiva con l’uno e con l’altro.
I genitori sperimenteranno emozioni e difficoltà diverse con ciascuno dei gemelli. Potranno sentire con senso di colpa di non amarli allo stesso modo. Potranno identificarsi maggiormente con uno, piuttosto che con l’altro. Diventa indispensabile accogliere dentro di sè che i figli si amano tutti, ma non nello stesso modo. Entrare in contatto coi propri sentimenti e anche con l’ambivalenza. Questo costituisce la premessa per la possibilità di imparare a conoscere i gemelli nella loro individualità, e poterla valorizzare. Per esempio, sarà importante svolgere attività dedicate a ciascuno dei gemelli, nel rispetto della loro diversità.
L’attaccamento primario dei gemelli è principalmente reciproco.
L’esperienza psicologica di un gemello è rappresentata in termini di gruppo. La presenza dell’altro gemello interrompe la diade madre-bambino, con i suoi bisogni sia fisiologici sia emotivi. Nella gemellarità esiste fin da subito una triangolazione, un Sè che cresce all’interno di un rapporto con un caregiver, ma anche con un altro Sè che cresce. Il mondo interno del gemello include sempre la presenza dell’altro, oltre che la percezione di sè.
I gemelli via via svilupperanno un attaccamento reciproco sempre più forte che potrà, talvolta, fare sentire la madre esclusa. E’ importante che il mito socialmente condiviso dei gemelli-anime gemelle non prenda tacitamente il sopravvento e che la funzione genitoriale non finisca per essere affidata alla gemellarità, incentivando un rapporto tra i gemelli di reciproca dipendenza.
Se esiste una pressione che proviene dall’immaginario collettivo sulla gemellarità, esiste, inoltre, un innato bisogno dell’essere umano di trovare nell’altro rispecchiamento e senso di appartenenza. Questo bisogno viene ricondotto in psicologia ad una sorta di tensione verso uno stato di fusionalità ed armonia sperimentato nel grembo materno e interrotto dalla separazione della nascita. E’ un bisogno che deve bilanciarsi, nel corso dello sviluppo, con un bisogno che va in direzione opposta, quello della differenziazione e dell’indipendenza. E’ facile immaginare come crescere affrontando il naturale conflitto bisogno di autonomia/bisogno di appartenenza, nel caso dei gemelli, assuma caratteristiche specifiche, da cui non si può prescindere, se si vuole comprendere pienamente il significato psicologico della gemellarità. I gemelli esperiranno continuamente nella vita la potenza del conflitto tra il desiderio di essere uguali e il bisogno di differenziarsi ed essere riconosciuti nella propria unicità, tra il bisogno di prendersi cura dell’altro e il bisogno di indipendenza.
La sfida evolutiva della separazione-individuazione sarà rivolta al caregiver, ma anche, e soprattutto, all’attaccamento col gemello, da cui sarà necessario potersi differenziare per accedere e realizzare la propria individualità. Compito essenziale sarà imparare a tollerare la separazione dall’altro.
Sui social si assiste a un’idealizzazione e spettacolarizzazione della gemellarità, che sarebbe utile sfatare. Spesso i gemelli avvertono di “essere speciali”. Si tratta di un vissuto narcisistico che, spesso, maschera fragilità identitarie.
Queste aspettative hanno un enorme peso sui gemelli ed anche sui loro genitori, che possono sentire come un fallimento ogni possibile contrasto tra i gemelli che non soddisfi queste credenze socialmente condivise.
Lo sguardo dei gemelli tenderà ad essere rivolto più sull’altro, che su se stessi. Per i gemelli è più facile riconoscere bisogni e desideri dell’altro, che i propri. Spesso, i propri sono riconosciuti in quanto in sintonia o in contrasto con quelli dell’altro. Entrare in contatto con i propri bisogni e desideri, poter essere autentici, può essere qualcosa di difficile poichè i gemelli possono temere di essere dannosi per l’altro, se si individuano.
La mancanza di confini psicologici tra gemelli può portare a una confusione dei ruoli. Spesso, infatti, si sviluppa un rapporto di accudimento reciproco o di un gemello nei confronti dell’ altro. I gemelli possono essere codipendenti, cioè possono dipendere l’uno dall’altro, in quanto esercitare funzioni per l’altro costituisce parte consistente della loro identità. Hanno bisogno dell’altro per sapere chi sono. L’identità, in questi casi, è costruita in funzione dell’altro. In altri casi, può esservi un vero e proprio invischiamento, il gemello può sentire di non esistere senza la presenza dell’altro.
In una coppia di gemelli facilmente uno dei due assumerà il ruolo di caretaker dell’altro. Il suo senso d’identità sarà connesso alla cura dell’altro. Se da un lato questo lo farà sentire indispensabile e gli farà percepire un senso di controllo sull’altro, dall’altro questa responsabilità della cura potrà anche essere vissuta come un peso, a cui, però, farà fatica a rinunciare, perchè gli restituisce un senso di competenza e autoefficacia. Inoltre entrare in contatto con quella parte di sè che desidera essere sostituito può generare senso di colpa. L’altro gemello potrà sentirsi oppresso dal controllo dell’altro e la propria dipendenza potrà fargli sperimentare rabbia, ma questi sentimenti potranno essere tenuti segreti per senso di colpa e per paura di essere abbandonato e trovarsi da solo. Sentimenti che convivono in ciascuno di noi e che, nel caso dei gemelli, possono essere particolarmente intensi e, per questo, tenuti a distanza in quanto minacciosi, per sè e per l’altro.
Si tratta di una molteplicità di sentimenti, spesso di segno opposto, di stati del sè che potrebbero coesistere se si riuscisse ad entrare in contatto con la complessità e con l’ambivalenza, ma sono difensivamente tenuti in silenzio.
Ogni coppia di gemelli prevede dei ruoli, ma quando questi si delineano come pervasivi e rigidi le identità dei gemelli risultano fragili, perchè si basano su equilibri disfunzionali che possono scompensarsi quando, per esempio, uno dei gemelli instauri una relazione sentimentale con un partner. La separazione può determinare un vuoto: l’identità deve essere ricostruita se il senso d’identità era fortemente connesso alla presenza dell’altro. L’ansia per la perdita (dell’altro e di parti di sè) può essere molto intensa.
I gemelli non sono anime gemelle e, in ogni caso, non potranno esserlo per tutta la vita. Accade, infatti, di frequente che un equilibrio costruito in una vita insieme venga perturbato nel momento in cui subentra un nuovo legame di attaccamento che si sostituisce, in parte, a quello creato col fratello gemello. Questa situazione non è facile da gestire per il gemello che si sente sostituito e messo da parte, ma nemmeno per quello che ha creato una coppia, perchè facilmente per il partner non sarà possibile soddisfare le sue aspettative di rapporto all’unisono, come col gemello.
Quando uno dei due abbandona il ruolo precedentemente rivestito e l’idillio si rompe, i gemelli vivono una profonda crisi che può portare a richiedere l’aiuto di uno specialista. In questi casi, il terapeuta avverte fin da subito le potentissime aspettative di ricongiunzione ideale, a cui non tarda, però, ad affiancarsi il sollievo del poter finalmente parlare dei problemi legati alla gemellarità, aspetti che generalmente tendono a non essere riconosciuti, nè accettati, dal contesto familiare, ma anche da quello sociale, impregnato di aspettative e pregiudizi.
Gli obiettivi della terapia sono essenzialmente aiutare i gemelli ad entrare in contatto con i propri bisogni e desideri e a separarsi ed individuarsi l’uno dall’altro, in maniera graduale, a dosi tollerabili, affinchè l’esperienza non sia traumatizzante. Il terapeuta deve accogliere le difficoltà e facilitare la separazione, ma nel rispetto dell’attaccamento gemellare.
Essere gemelli vuol dire anche doversi confrontare con intensi vissuti legati all’ansia da separazione, alla fatica di costruire una propria identità individuale, alla competizione, all’accettazione dell’ambivalenza, a dinamiche interpersonali peculiari e complesse.
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