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I Disturbi del Comportamento Alimentare aumentano in maniera significativa intorno agli anni Sessanta, dopo il boom economico che segue la fine della seconda guerra mondiale, e la loro incidenza sale negli anni progressivamente fino ad assumere i tratti di una epidemia.
I Disturbi del Comportamento Alimentare possono essere letti a livello individuale, ma anche a livello collettivo/culturale. A livello individuale, viene posto l’accento sugli aspetti che hanno a che fare con un tentativo di autoregolazione dell’autostima attraverso il controllo dell’alimentazione e, quindi, del proprio aspetto fisico; in questi pazienti si osserva una fragilità narcisistica, spesso in relazione con figure genitoriali particolarmente esigenti. A livello culturale, si osserva come le nostre percezioni del bello e del corpo siano influenzate dal gusto socialmente condiviso e, quindi, di come possano cambiare nel corso del tempo; esisterebbe una pressione sociale a conformarsi a valori, ruoli, in generale ideali, di cui l’individuo fatica ad essere consapevole, ma che assimila e lo condiziona. Le due letture si integrano, non essendo i Disturbi del Comportamento Alimentare nè malattie biologiche, nè qualcosa di socialmente determinato, ma qualcosa di molto più complesso.
Il termine anoressia deriva dal greco ed indica la mancanza di un appetito dell’animo, di un desiderio di soddisfacimento legato in qualche modo alla dimensione del piacere. La persona non si autorizza ad accedere alla dimensione della gratificazione ma imprigiona se stesso in dinamiche mortifere che, una volta innescate, si autoalimentano, in virtù del senso di potere, su se stesso e sugli altri, che il controllo regala e che regola la propria bassa ed instabile autostima.
Il soggetto cerca e trova nei Disturbi del Comportamento Alimentare una modalità, seppur disfunzionale, con cui alleggerire la propria angoscia , che, invece, cresce nei familiari. Spesso, infatti, sono i genitori che richiedono l’aiuto di un professionista, mentre la persona coinvolta può non essere consapevole del fatto che esista un problema.
Il sintomo è incarnazione di una sofferenza psichica con cui il soggetto non riesce ad entrare in contatto, di cui non comprende l’origine, nè il significato. La famiglia, a sua volta, vive una drammatica confusione perchè non riesce a comprendere cosa sta accadendo. Spesso la profonda angoscia in cui cadono i familiari ha un’azione disorganizzante sulla famiglia.
Sarà compito del clinico aiutare il paziente a ricollegare il sintomo alle angosce, dando significato all’esperienza. E aiutare i genitori ad affrontare insieme ed insieme al clinico le difficoltà, attraverso una comprensione delle dinamiche in atto che permetta di adottare strategie più funzionali e coerenti.
Per la persona con Disturbi del Comportamento Alimentare, il senso della propria identità e del proprio valore deriva primariamente dal corpo, dalla propria forma fisica e dal proprio peso.
L’identità non è più multidimensionale, non si fonda su molteplici aspetti, ma è determinata dal corpo, che deve essere, quindi, costantemente controllato, affinchè il senso, precario, del proprio Sè non venga perso.
In epoca di pandemia da covid-19, a cause delle restrizioni necessarie l’ambiente familiare è diventato il contesto predominante in cui vengono giocate le nostre relazioni e la nostra identità; la molteplicità dei ruoli che ognuno di noi rivestiva ha subito una drastica contrazione.
Gli adolescenti, la cui identità è ancora in via di costruzione, sono stati senza dubbio la fascia della popolazione che più ha pagato e sta pagando questo appiattimento della multidimensionalità dell’identità.
Non riuscendo ad essere giocata nel rapporto tra pari, l’identità può finire per appiattirsi a tal punto da incarnarsi nel corpo, corpo che, quindi, diventa depositario del senso del proprio valore.
Nei Disturbi del Comportamento Alimentare l’autostima è regolata attraverso un controllo del corpo che assume caratteristiche quasi ossessive, tanto che spesso si rende necessaria un’accurata diagnosi differenziale col Disturbo ossessivo-compulsivo. Nei Disturbi del Comportamento Alimentare l’ossessività resta, però, subordinata agli aspetti che ruotano intorno al senso del proprio valore, identificato e regolato attraverso il corpo.
L’isolamento forzato ha, inoltre, messo in crisi equilibri personali e familiari, facendo esplodere situazioni disfunzionali che, prima, si mantenevano silenti. L’incidenza dei Disturbi del Comportamento Alimentare nell’ultimo anno è aumentata del 30%, l’età media di insorgenza si è abbassata, il sesso maschile è maggiormente coinvolto rispetto al passato. I pediatri diventano molto spesso coloro che possono intercettare per primi i segnali di una situazione critica e suggerire alla famiglia una consulenza di tipo psicologico.
Letture consigliate: sostegno psicologico all’adolescente, centro per i disturbi alimentari ASL3, descrizione principali disturbi dell’alimentazione, aumento dei casi durante la pandemia